In pellegrinaggio al Gran Magal di Touba. Il reportage e le immagini.
Le strade della capitale si svuotano, i negozi chiudono. Il governo proclama la giornata festiva e retribuita, le TV annunciano la diretta dell’evento. E intanto, Touba si prepara a ospitare il solenne appuntamento annuale, il più grande pellegrinaggio senegalese. Reportage e galleria di immagini del Gran Magal di Touba.
Il 19 novembre si è celebrato in Senegal il più grande pellegrinaggio islamico del paese: il Gran Magal di Touba. Reportage e galleria di foto.
Come ogni anno, questa 122esima edizione del più importante appuntamento della confraternita murid ha radunato nella capitale santa di Touba una moltitudine di fedeli da ogni angolo del Senegal.
Per coglierne meglio il significato e l’atmosfera, vivere l’ardore dei pellegrini e i luoghi di culto nel giorno a loro dedicato, mi ero recata a Touba durante il Gran Magal del 1 gennaio 2013. Vi propongo dunque il reportage che ne era scaturito e una galleria di foto dell’evento.
Sull’edizione di quest’anno, potete leggere l’articolo pubblicato sul sito di Nigrizia il 22 novembre al link sottostante:
Gran Magal, in festa anche l’economia locale
Leggi il reportage:
Arrivare al cancello della Gran Moschea è una vera lotta, oltrepassarlo una conquista: una fiumana di uomini, donne e ragazzini, nelle loro colorate tuniche tradizionali, si accalca per entrare, mentre le strade che convergono alle sei porte del luogo di culto straripano di pellegrini fino a quasi non poterli più contenere. È così che almeno due milioni di fedeli muridi, arrivati da tutti gli angoli del Senegal e del mondo, si riuniscono nella città santa di Touba per celebrare la 122esima edizione del loro più importante pellegrinaggio: il Gran Magal.
Un evento imperdibile
Due mesi almeno prima dell’evento il Senegal è in tumulto. Dopo la proclamazione ufficiale della data esatta da parte del califfo di Touba, il Comitato organizzativo e le associazioni iniziano a preparare l’avvenimento, mentre i media murid e la tv nazionale trasmettono documentari, annunciano conferenze e organizzano carovane alla scoperta dei luoghi del muridismo. Da parte sua il governo, dopo aver dichiarato qualche anno fa la data del Magal giorno festivo pagato, prende le sue disposizioni: istituisce con le compagnie telefoniche un numero verde per gli eventuali problemi di rete, vieta le moto Giacarta nella città santa, indice una campagna di sensibilizzazione rivolto agli autisti per ridurre i consueti incidenti stradali.
Celebrato ogni diciottesimo giorno del mese musulmano di Safar, il Gran Magal di Touba fu istituito da Cheikh Ahmadou Bamba (1853-1927), fondatore della confraternita islamica senegalese murid denominato anche Serigne (dal wolof “maestro”) Touba dal nome della città santa da lui stesso creata. Lo Cheikh aveva organizzato il primo Magal (“azione di grazia”) per rendere omaggio a Dio dopo essere tornato dal Gabon, dove aveva trascorso il primo e più duro esilio a cui le autorità coloniali francesi lo avevano condannato. «È stato Serigne Touba a raccomandarci di fare altrettanto immolando più animali ogni anno il giorno dell’anniversario della partenza per la sua deportazione », spiega Lamine Ndiaye, mentre fa scorrere una ad una le perle del grande rosario in legno murid. Da allora il pellegrinaggio a Touba costituisce la più solenne festa della comunità, un appuntamento in cui ogni fedele è disposto a tutto pur di non mancare. «Ogni anno ricorro a mille espedienti per finanziarmi il viaggio. Fino all’anno scorso partivo giorni prima per sicurezza…dalla viglia del Magal i veicoli iniziano a mancare e gli incidenti mortali sono più frequenti. Quest’anno invece ho affittato un autobus con la gente del mio quartiere di Dakar», continua Lamine. «Abito a Kaolack, il viaggio è faticoso ma non importa, il mio sacrificio è minimo in confronto a quello compiuto da Serigne Touba. Una volta arrivata faccio quanto raccomandato: vado alla Gran Moschea, prego davanti al suo Mausoleo e a quelli dei califfi, recito il Corano e i versi che lui ha scritto, chiedo la benedizione alla mia guida spirituale e faccio bendel come posso, donando agli altri», afferma Binta Seck. «Non potendo preparare da mangiare perchè non vivo qui ho portato offro acqua ai pellegrini», afferma la donna mentre distribuisce bicchieri colorati dopo averli riempiti da un grosso bidone di plastica.
Alla fiera del dono…
A sfilare invece in tunica verde con grossi catini dello stesso colore in testa pieni di acqua, sono i discepoli di Serigne Saliou, quinto califfo di Touba ora defunto. Sono loro che gestiscono il pozzo all’entrata della moschea che Serigne Touba ha dedicato a sua madre, Mame Diarra Bousso. «È un’acqua benedetta. Noi ci occupiamo della sua gestione e la portiamo ai fedeli affinchè la bevano o la usino per le abluzioni», spiega Omar Niane, un commerciante che vive a Dakar ma che per ogni festività murid coordina la gestione dell’acqua sacra. A occuparsi invece a preparare cibo in gran quantità per i pellegrini sono i discepoli di altri capi religiosi. «Una parte dei soldi che diamo in contributo al nostro marabutto sono utilizzati per opere come queste. Questa mattina, abbiamo sgozzato cinquanta vacche», spiega Khalil Jammeh, talibè di Serigne Modou Kara, (una delle più note guide religiose del Paese e pronipote di Cheikh Ahmamdou Bamba), mentre gira con un enorme mestolo il riso in un pentolone. Più tardi lo si vedrà marciare in fila indiana dietro ai suoi compagni in tunica bianca e cintura nera con in testa un vassoio pieno di riso e carne.
Ad essere sgozzati non sono solo montoni e vacche: il re degli animali in questo giorno di festa è il cammello. «L’ho comprato al mercato del bestiame che si allestisce apposta qui a Touba due settimane prima dell’evento. Sono i mauri che portano qui i dromedari dalla Mauritania, o che li allevano in Senegal per venderli durante il Magal. Noi l’abbiamo pagato 300.000 CFA (circa 450 euro, Ndr)», esclama Badara Fall indicando l’animale legato a un angolo del cortile di casa, dove uomini e donne si affacendano nell’organizzazione del pranzo. Badara fa parte della dahira (“comunità”) di una guida spirituale locale, ma non sono solo le comunità dei leader religiosi a darsi agli altri. L’opera del bendel riguarda tutti, e ogni famiglia di Touba gareggia in generosità e ospitalità, spalancando le porte ai pellegrini per dare loro un giaciglio su cui riposare e un pasto per sfamarsi, arrivando a spendere per l’occasione anche due o tre mila euro. Intanto, le banche di Touba vengono prese leteralmente d’assalto.
…e del business
Lo scenario intorno al luogo di culto di Touba è lo stesso di ogni anno: in un’esplosione di colori, odori e suoni diversi, nel fiume di pellegrini che avanzano, non si sa come trovano posto carretti, cavalli, buoi, bancarelle di tortini di miglio, arachidi, datteri, ghiaccioli improvvisati in bustine di plastica, sacchetti di acqua fresca, abiti usati, bigiotteria. Non ultimi, sono i venditori ambulanti, per la maggioranza ragazzi venuti apposta per l’occasione. A fare affari sono quelli che vendono immagini plastificate di santi e califfi, o di magliette recanti le stesse figure. Ibrahima Ndiaye a 21 anni è la prima volta che si lancia in questo tipo di business. «Vengo da Dakar, e vendo magliette a 500 FCFA (80 cent. di euro, ndr), ho sentito dire che in due giorni posso guadagnare dalle 100 alle 300.000 FCFA (150, 450 euro, ndr)». Ma ad attirare l’attenzione più di tutti sono i giovani che sbracciano mascherine bianche anti-inquinamento: «è un ottimo business», spiega Habib Thiam, vent’anni. «Data la grande polvere che si alza sulle strade per la folla soprattutto intorno alla Moschea, ne vendo una ogni cinque minuti, arrivando a intascare 65.000 FCFA al giorno (100 euro, ndr)». Un ottimo guadagno è garantito anche ai venditori di calze, quasi sempre usate e provenienti dall’Europa. Sono tanti i pellegrini che le comprano e ne indossano più di un paio sostituendole alle scarpe: «è più pratico per entrare nei luoghi sacri senza che mi debba togliere ogni volta i sandali e rischiare tra l’altro che si perdano tra gli altri», precisa Souleymane Kane mentre rovista in una montagna di calze accumulate su un lenzuolo sul marciapiede. Poco distante da lui, un gazebo attira la curiosità dei pellegrini: “Sulla tracce di Cheikh Ahmadou Bamba in Gabon” reca la scritta dell’esposizione che spiega le tappe dell’esilio settennale di Serigne Touba. A sponsorizzarla, l’agenzia turistica gabonese Globus Touba Gabon. «L’idea ci è venuta dopo l’inaugurazione della prima moschea murid in Gabon nel novembre scorso. Collaborando con un’agenzia partner qui in Senegal, abbiamo ideato un pacchetto turistico che comprende biglietto aereo, alloggio in hotel, vitto e visita nei quattro siti in cui fu costretto a vivere Serigne Touba: sette giorni, un milione e 350 mila FCFA (circa 2.000 euro, ndr). Abbiamo già ricevuto una ventina di telefonate», assicura Mohamed Kaly, senegalese emigrato in Gabon dal 2001. A beneficiare del Magal sono allo stesso modo autisti e gestori dei trasporti, quali autobus e minicar, come anche i proprietari dei carretti di cavalli utilizzati a Touba per gli spostamenti interni. Mesi prima del Magal sono infine anche falegnami, muratori e imbianchini a guadagnare: non sono pochi infatti i senegalesi emigrati all’estero che tornano per l’occasione e approfittano per sistemare casa, soprattutto se abitano a Touba e ospiteranno pellegrini. Murid o no, insomma, ogni senegalese ha una sua buona ragione per ripetere instancabilmente il motto dei discepoli di Cheikh Ahmadou Bamba: “Jeurejeuff Serigne Touba”, “grazie Serigne Touba”.
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