I movimenti in lotta per la democrazia in Ciad: leader ricercati e arrestati

I movimenti in lotta per la democrazia in Ciad: leader ricercati e arrestati

Come ogni mercoledì, eccovi una puntata della rubrica Africtivistes sui movimenti africani. Oggi “Voci d’Africa” vi porta con un fuori programma d’urgenza in Ciad, per presentarvi le voci e i movimenti di coloro che in questo momento sono nelle mani della polizia a causa del loro impegno nella difesa dei diritti democratici tra cui quello dell’alternanza al governo.

Contesto:

Le elezioni presidenziali nel paese si terranno il 10 aprile. Idriss Deby Itno governa il Ciad da ormai 25 anni, dopo aver rovesciato il dittatore Hissene Habrè. Attualmente si è ricandidato alla presidenza per la quinta volta consecutiva. Dopo le elezioni del 1991, è stato infatti rieletto nel 1996, nel 2001, nel 2006 e nel 2011, grazie al suo provvedimento di revisione costituzionale del 2005, che ha soppresso il limite di mandati presidenziali.

La campagna elettorale è iniziata domenica 20 marzo. Nei giorni scorsi i 14 altri candidati, che cercano di battere Deby legalmente alle urne, hanno rifiutato di firmare il documento in cui vengono stabilite le regole di propaganda televisiva, giudicandole non rispettose di criteri democratici.

Presidente in carica dell’Unione Africana da fine gennaio, Idriss Deby è l’uomo forte della lotta contro il terrorismo in Africa: motivo per cui l’Occidente e la comunità internazionale tende a chiudere gli occhi sulle malefatte di un presidente che tra l’altro si sta servendo proprio del pretesto dell’antiterrorismo per far passare in Ciad provvedimenti liberticidi. «Deby si sta servendo della lotta al terrorismo in realtà come mezzo per difendere il suo regime», afferma Abdelkarim Yacoub Kondougoumi, rappresentante del movimento ciadiano Trop c’est trop in Europa.

Ad andarci di mezzo, come sempre, è il popolo: è così che i ciadiani si ritrovano a doversi sacrificare per interessi locali e internazionali, oltre a essere governati da un uomo che ha rovesciato un dittatore (che si sta processando a Dakar), ma della cui macchina repressiva aveva inizialmente lui stesso preso parte attiva, e a cui si è sostituito per imporre un nuovo governo autoritario, da tanti ciadiani definito come un’altra dittatura. Tristi paradossi africani e del mondo.

AbdelKarim Yacoub Kondougoni: Il problema dei ciadiani oggi è l’incapacità di liberarsi da questa dittatura: Deby ha messo in tutti i posti strategici i suoi amici e parenti, il sistema è fatto in modo che si possa riprodurre infinitamente, tutto è corrotto, anche i capi tradizionali, che per restare tali sono costretti a votare per lui. Il problema ora è capire che prezzo siamo disposti a accettare quale sacrificio? C’è qualcuno di violento al potere, è capace di sparare a studenti, quindi ora stiamo riflettendo su quale strategia adottare. Intanto anche vedendo qui stiamo cercando la visibilità, di attirare l’attenzione internazionale, perché abbiamo l’impressione che nessuno osi parlare di quello che succede in Ciad. 

Le associazioni, i sindacati e i movimenti cittadini del Ciad si battono per la difesa della democrazia e dell’alternanza al governo. Dal mese di febbraio, le principali coalizioni Trop c’est trop, YinaÇa suffit (lanciata giusto il mese scorso), hanno intensificato le loro mobilitazioni con azioni cittadine pacifiche e originali su tutto il territorio nazionale: una paralisi totale delle attività in quella che è stata denominata “operazione città morta”, una protesta di strada in cui i partecipanti hanno espresso il loro dissenso fischiando nell’operazione “Fischietto cittadino”, e, infine, quella che si è svolta domenica 20, chiamata “Baccano di casseruole e pentole vuote”. Per martedì 22 marzo e per il prossimo martedì 29, erano in programma due grandi manifestazioni.

La macchina repressiva di Deby Itno ha tuttavia impedito ieri l’iniziativa, dando il via a una caccia all’uomo che ha portato tra il 21 e il 22 marzo all’arresto di Mahamat Nour Ibedou e Nadjo Kaina, portavoci di Ça suffit e Yina. La portavoce di Trop c’est Trop, Celine Narmadji è attualmente ricercata: domani alle 10 le tre piattaforme si sono date appuntamento per accompagnarla alla convocazione della Brigata Criminale.

Avevo contattato proprio Mahamat e Nadjo a gennaio affinchè mi parlassero dei loro movimenti. Sono loro i protagonisti di Voci d’Africa di oggi.

I movimenti:

Trop c’est trop (Troppo è troppo)

Mahamat Ibedou Ciad
Mahamat Nour Ibedou

La piattaforma “Troppo è troppo” è nata nel 2014. Secondo quanto racconta Mahamat Nour Ibedou, 59 anni, che prima di lanciare a febbraio scorso Ça suffit ne era uno dei portavoce, lo zoccolo duro è costituito da 15 associazioni attive nel settore dei diritti dell’uomo, nei sindacati, nella difesa dei diritti delle donne e dei giovani. Non ci sono partiti politici. La composizione degli attivisti è mista e trasversale. L’obiettivo è di creare un fronte comune della società civile, di attivisti e blogger per denunciare gli abusi del potere, dire al mondo intero cosa stia facendo il governo al suo popolo e, in questo momento, combattere contro il forcing antidemocratico di Idriss Deby. La comunicazione con i giovani nel paese passa anche attraverso facebook e altri social networks, grazie ai numerosi smartphone in circolazione. Internet riesce ad aggirare il controllo dei media tradizionali. Secondo quanto riportato da Ibedou, le intimidazioni dei membri del movimento sono all’ordine del giorno. Trop c’est trop ha lanciato una grande manifestazione per martedì 29 marzo. Ibedou è stato arrestato lunedì 21.

Yina

Nadjo Kaina Ciad
Nadjo Kaina

In lingua araba locale significa “Siamo stanchi”. Il movimento è nato nel gennaio 2016, e riunisce studenti, sindacati, organizzazioni dei diritti dell’uomo, associazioni di giovani, media indipendenti e artisti: musicisti, rapper e raggaeman. Secondo quanto riporta Nadjo Kaina, studente di informatica di 25 anni, ex presidente dell’Unione degli studenti del Ciad e portavoce di Yina, lo zoccolo duro è costituito da un quartetto che dirige il movimento a Ndjamena, ma che ha una capacità di mobilitazione di 5.000 persone. Ci sono aderenti e basi in tutte le regioni del paese. Come canali comunicativi, il movimento si serve delle associazioni di giovani e i sindacati. Yina aveva convocato una manifestazione per il 22 marzo (comunicato stampa Yina marzo 2016). Nadjo Kaina è stato arrestato proprio ieri mattina.

Traduzione “Voci d’Africa”: 

 

Nadjo Kaina, gennaio 2016:

Agiremo per un’alternativa democratica attraverso elezioni libere e trasparenti, sensibilizziamo i giovani affinché si approprino della gestione della cosa pubblica in Ciad e lottino per l’installazione nel paese di uno stato di diritto reale che garantisca la giustizia e la libertà di opinione. Tutti i movimenti cittadini che sono nati in Ciad sono poi morti, non hanno potuto lanciare delle grandi azioni e ci siamo detti che questa volta vogliamo fare la differenza in capacità di mobilitazione e organizzazione di grandi azioni. La gioventù ciadiana vive nella miseria, nella precarietà e nell’illusione. Oggi abbiamo deciso di unirci per progettare l’avvenire del Ciad, per questo abbiamo messo l’accento sugli studenti e i diplomati disoccupati, perché sono le fasce più vulnerabili e costituiscono il futuro del paese. Se oggi i giovani non riescono a prendersi il destino in mano avremo una gioventù amorfa in Ciad. È difficile perché la libertà di espressione in Ciad non esiste che di nome. Noi siamo controllati e riceviamo minacce di morte. Soprattutto quando si tratta di fare dei comunicati, i media pubblici rifiutano categoricamente, solo le radio e tv private accettano. Al lancio del nostro movimento abbiamo abbiamo fatto una dichiarazione alla stampa e non è stato facile, perché lo Stato non voleva, ma abbiamo insistito e lo abbiamo fatto con i media privati. Uno dei nostri membri che si sposta in moto è stato quasi investito da un’auto che poi non si è neanche fermata…per dirvi che oggi la vita di chi dirige questo movimento è in pericolo.

 

 

 

 

 

 

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