La campagna “Articolo 59”: il blogging per l’alternanza politica in Togo

La campagna “Articolo 59”: il blogging per l’alternanza politica in Togo

Un esempio dell’utilizzo della rete per aggirare un sistema autoritario e repressivo attraverso i social network e il blogging è quello che ci offrono gli attivisti togolesi e la campagna “Articolo 59” in Togo. Dodicesima e ultima puntata della rubrica Africtivistes sui movimenti e la società civile africana.

Il contesto è quello di un paese in cui l’88% della popolazione non ha conosciuto che una sola famiglia al potere: il Togo è in testa alla classifica dell’associazione “Tournons la page” dei paesi nella lista nera rispetto alla violazione della democrazia. Il capostipite della dinastia al potere è Étienne Eyadéma Gnassingbé, che è rimasto al potere per 38 anni. Nel 2005, gli è succeduto il figlio Faure Gnassingbé: 800 sono i morti stimati dalle organizzazioni internazionali tra la popolazione che protestava contro quello che giudicava un illegittimo e antidemocratico passaggio di potere.
La Costituzione togolese del 1992 limitava il numero di mandati presidenziali e stabiliva il voto a due turni, ma nel 2002 l’ex presidente Eyadema l’aveva fatta modificare, in modo da permettere al presidente di essere eletto a un solo turno, e di esserlo a vita. La lotta politica dell’opposizione e degli attivisti è sempre stato il ritorno alla Costituzione del ’92, che permetteva l’alternanza politica.

Se anche in Togo sembrano esserci oggi degli spazi di libertà in più rispetto al governo precedente, (quando i membri della società civile erano perseguitati ed erano poi costretti a esiliarsi), sussistono nel paese dei segni di autoritarismo e repressione, come le intimidazioni verso quegli stessi attori della società civile e verso i giornalisti, e la censura su internet: «I siti sono oscurati, oppure internet è tagliato a più riprese. Nel 2015, i risultati delle elezioni sono stati contestati su più siti dell’opposizione, e sono stati oscurati in Togo, i togolesi non potevano accederci», testimonia Tete Enyon, blogger togolese espatriato. In un contesto del genere, sono infatti spesso i togolesi della diaspora che si attivano nella lotta della democrazia nel loro paese: la società civile è debole, divisa, strumentalizzata dal potere o dall’opposizione. Ma qualche voce dissidente comunque riesce a levarsi: nonostante la censura, i pochi che ci provano trovano proprio nella rete il loro spazio di espressione e di lotta. Ne sono un esempio i video reporter cittadini di Togo VI (letogovi.com) e gli ideatori di AskCina, una campagna su twitter in cui i cittadini sono stati invitati a porgere domande alla Ministra dell’economia numerica, Cina Lawson. In risposta a questa campagna, la ministra ha pubblicato informazioni sul suo sito, per mostrare che il governo vuole impegnarsi a migliorare la connessione.

Articolo 59, una campagna sui social per l’alternanza politica

Il blogger Tete Enyon è il protagonista di Voci d’Africa di questa settimana. È lui a parlarci della campagna on-line di cui è stato il promotore, e per la quale ha contattato Cheikh Fall, coordinatore della piattaforma Africtivistes, di cui “Artcolo 59” fa parte. Sociologo e antropologo di formazione, Tete Enyon ha lavorato anche come giornalista e nel settore dell’insegnamento superiore. Oggi anima due blog: uno personale (teteenyon.blogspot.sn) e un altro sull’educazione (www.teteenyon.net).

Traduzione Voci d’Africa:

  •     Tete Enyon, campagna "Articolo 59" in Togo

 

Tete EnyonSono uno dei promotori della campagna “Articolo 59”, finalizzata a dare visibilità a un movimento civico in vista di una limitazione del mandato presidenziale in Togo e del ristabilimento di un’elezione a due turni. Noi l’abbiamo lanciata. L’abbiamo lanciata come campagna per dare visibilità a ciò che si faceva su terreno. Io non ero sul terreno, ma c’erano altre persone su internet: c’erano dei reporter cittadini che realizzavano dei video, che facevano delle foto su questa campagna, che facevano delle interviste che mettevano a disposizione, e noi abbiamo diffuso tutto questo attraverso delle piattaforme, su facebook e twitter. L’equipe che ci lavorava era formata da me, da dei togolesi sul terreno, il responsabile di Africtivistes, che ci ha accompagnato durante questa campagna. Abbiamo cercato di mobilitare le persone intorno a questa campagna affinché almeno in altri paesi i blogger possano pure mobilitarsi affinché l’opinione internazionale sia al corrente sulle lotte dei senegalesi. Abbiamo chiamato questa campagna “Articolo 59” perché è l’articolo della Costituzione togolese che tratta del potere esecutivo. è l’articolo 59 come lo vedete sul sito di Afrcitivistes che parla delle elezioni del presidente, della durata del mandato e del suo carattere rinnovabile. C’è un rapporto che dice che il Togo è 110esimo su 113 in materia di democrazia. Ciò significa secondo me che abbiamo ancora molta strada da fare. Abbiamo bisogno anche di avere delle istituzioni forti e una Giustizia indipendente. E abbiamo anche bisogno che tutti gli attori politici o sociali possano accedere ai media pubblici allo stesso modo. Che i media pubblici non rifiutino di parlare delle attività di certi partiti politici. Abbiamo bisogno anche di avere delle istituzioni locali democratiche. Dagli anni Ottanta non c’è più di democrazia in Togo. I sindaci sono nominati. Il Consiglio municipale è una delegazione speciale. Quindi c’è bisogno che ci siano delle elezioni locali  affinché i cittadini possano scegliere chi dirigerà il loro Comune, chi dirigerà le prefetture e la loro Regione, affinché ci sia democrazia alla base. Ma c’è un’altra cosa…i togolesi non hanno più fiducia nelle loro istituzioni, non hanno fiducia nella commissione elettorale, nel modo in cui gestisce i processi elettorali. Tra l’altro l’ultimo l’ha mostrato: non sappiamo come il Presidente della commissione elettorale abbia potuto proclamare dei risultati che non stati approvati da tutta la Commissione elettorale. Ci sono stati dei rappresentanti di alcuni partiti politici che sono stati cacciati dalla commissione…è per farvi vedere quanta strada resta ancora da fare.

 

 

 

 

 

 

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